Storie naturali (pseudo-architectural bitmap images) è il titolo di una raccolta di collage digitali, essenzialmente prodotti per la veicolazione tramite il Web e difficilmente estraibili da esso, almeno nelle intenzioni. Nell’agosto 2014 The Architectural Review Drawings Folio ha pubblicato il primo dei collage, Come parli frate. Nel 2020 Casabella pubblica due immagini della serie (Nicola Braghieri, Fotomontaggi italiani, in «Casabella», 914, ottobre 2020).
[Storie naturali è anche il titolo di due raccolte letterarie pubblicate nel Novecento: una, di racconti, da Primo Levi (con lo pseudonimo di Damiano Malabaila) nel ‘66, l’altra, di materiali per un allestimento teatrale, da Edoardo Sanguineti nel ‘71. Più che di omaggio, si tratta di appropriazione, certo sostenuta da grande ammirazione per entrambi gli autori].
Come parli frate è un’immagine bitmap realizzata nell’estate del 2014, con il prevalente scopo di esperimento didattico. L’assemblaggio è stato, infatti, originariamente concepito, come altri che lo hanno seguito, per introdurre il tema di un laboratorio di progettazione architettonica tenuto presso l’Università di Genova. Il titolo del corso era The Lost Language of Cranes, poiché il suo intento era quello di mettere in evidenza aspetti della dimensione linguistica dell’architettura. Ordinaria e generica, l’immagine avrebbe dovuto diffondersi velocemente lungo i canali di internet, sfruttando la presenza di elementi che si traducevano in parole-chiave popolari nell’ambito dei siti di architettura (come ‘brutalismo’ e ‘paesaggio’), oltre alla natura enigmatica e alle chiavi di lettura diverse che la composizione proponeva. Il titolo riprende, al netto del punto interrogativo finale, quello del film “Come parli frate?”, parodia de “I promessi sposi” girata in otto millimetri da Nanni Moretti nel 1974. Il materiale che compone l’immagine bitmap è stato velocemente reperito in rete dall’autore (la base è fornita da un dipinto a olio di Antoni Lange: “Südliche Landschaft mit Figurenstaffage”), quindi assemblato in un file in bassa risoluzione che ne ha consentito la facile circolazione su Internet.
«Con l’intento di perseguire la massima diffusione dell’opera le fonti impiegate erano state scelte per la loro ‘medietà’, si trattava quindi di immagini convenzionali che, una volta assemblate, potevano fare rientrare l’insieme così ottenuto in diverse tra le categorie che, in rete, godono di una certa popolarità. Oltre a ‘tag’ consueti nell’ambito dei siti di architettura come ‘brutalismo’ e ‘paesaggio’, l’opera poteva sfruttare la fascinazione per un certo ‘esoterismo’ in ragione della sua natura enigmatica e delle molteplici chiavi di lettura dell’immagine così composta. Come parli frate viene postato all’attorno alla metà di agosto del 2014 sul sito di The Architectural Review, che al tempo ospitava una delle più visitate raccolte di immagini d’architettura. L’opera riscontra fin da subito un interesse superiore alla media e comincia a ‘rimbalzare’ su Pinterest comparendo contemporaneamente su numerose bacheche. Il successo di quest’immagine fa sì che arrivi la richiesta di una versione ad alta risoluzione dell’opera per poterne realizzare un oggetto d’arredo. Questa richiesta si rivela impossibile da esaudire dato che non era mai esistita una versione ad alta risoluzione di un’opera pensata programmaticamente per la diffusione attraverso la rete Internet. […] L’uscita dell’opera da un ambiente digitale, e il suo ingresso nel mondo ‘reale’, è comunque destinata ad avere luogo ed è resa possibile da una serie di avvenimenti in parte casuali. Joseph Grima, trovandosi nel distretto di Shenzhen famoso per la presenza di numerose botteghe di copisti, ricorda un dialogo avuto con Valter Scelsi qualche tempo prima. Decide quindi di far realizzare una copia ad olio dell’opera che viene rapidamente scaricata da Internet e inoltrata via mail al copista. Realizzata in pochi giorni, la versione ad olio dell’opera, che conserva lo stesso nome dell’originale digitale, giunge in Italia arrotolata e viene consegnata all’autore ‘originario’. Spetterà infine a un corniciaio genovese il compito di intelaiarla per conferirle la sua attuale configurazione». (Gian Luca Porcile, Il racconto del frate, 2019)
Alpi Marittime è un assemblaggio realizzato nell’estate 2014 per fornire un’alternativa alla prospettiva centrale dell’immagine precedente. Nella struttura cementizio in primo piano, composta da parti di immagini prelevate dalla rete, erano presenti alcune analogie con un progetto che avevo realizzato anni prima. La veduta romantica di sfondo mostra alcuni dei tipici elementi del paesaggio montano (un bosco di conifere, un ruscello, mucche al pascolo) in un’atmosfera che si immagina vicina al crepuscolo.
Storia naturale è stato composto nel 2015, dedicato a Gian Piero Frassinelli in occasione di un’esperienza didattica comune svoltasi in quell’anno presso l’Università di Genova.In questo caso, l’immagine di base è costituita dall’assemblaggio di due fotografie scattate nei primi anni del Novecento (in origine stereoscopiche, quindi doppie, ma entrambe private della rispettiva gemella). La superiore presenta un iceberg, la inferiore alcune rovine site a Giza, in prossimità della piramide di Cheope. L’elaborazione digitale ha prodotto un risultato che ricorda un’altra archeologia egizia: l’Osireion allagato del tempio di Seti I ad Abydos.
Tornando a casa è un’immagine bitmap che riproduce un ambiente con figura umana. Una volta composto, l’ambiente disadorno ha atteso alcuni mesi l’arrivo della giovane donna che lo completa, fotografata nel giugno del 2014 all’interno del Palazzo Ducale di Urbino.
After Inferno è un’immagine composta digitalmente, in seguito riprodotta in una copia a olio su tela in occasione della mostra, a cura di Luca Molinari e Chiara Ingrosso, «Divina Sezione. L’architettura italiana per la Divina Commedia», dall’8 al 29 marzo 2018 alla Reggia di Caserta.